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Educare al virtuale

“Il tema centrale”

Con il saggio “Tienilo Acceso”, Vera Gheno e Bruno Mastroiani cercano di istruire la collettività, in particolare le nuove generazioni, a sapersi comportare correttamente in rete, facendo capire loro che dovrebbe essere nell’interesse di ognuno imparare a gestire la propria identità online, in quanto determinati atteggiamenti assunti sui social network, possono incidere negativamente su aspetti della vita al di fuori di internet.

“Il peso dell’identità virtuale”

Personalmente ritengo che sia un argomento tanto attuale quanto delicato, il quale richiede un’attenta e sofisticata analisi. Partendo dal presupposto che chiunque abbia una connessione ad internet può accedere ai dati contenuti in rete, e per chiunque intendo anche una persona con potere decisionale sul nostro futuro, dovremmo essere inibiti dal condividere aspetti che possano suscitare qualche tipo di pregiudizio negativo nei nostri confronti. Mettiamo caso che abbia partecipato al concorso per il posto di lavoro dei” tuoi sogni,” e l’esaminatore, indeciso tra te ed un’altra persona, decida di verificare sui social chi siamo realmente. Adesso la tua vita sarà decisa dalle informazioni che hai condiviso sui social. Sono convinto di aver illustrato bene il peso che dovremmo dare alla nostra identità virtuale.

“L’educazione a internet”

Detto ciò, occorre fare un’importante premessa: i giovani hanno accesso ai social sempre più in tenera età. Mediamente, i ragazzini, ricevono il loro primo smartphone all’età di dieci anni, durante il passaggio tra scuola elementare e media. Ciò implica che una persona nata nell’era del “web 2.0” dovrebbe essere istruita all’uso consapevole di internet già da bambino. La soluzione più logica e scontata a tale problematica sarebbe quindi quella di inserire una nuova materia di studio già durante il percorso di scuola elementare, in modo tale da educare i ragazzini ai rischi e farli arrivare preparati al momento in cui entreranno nel mondo dei social network. Così facendo, eviteremmo di catapultarli nella vita virtuale. Mi rendo conto però che il mio è un progetto ambizioso è impossibile da realizzare in tempi brevi.

“Il limite d’età”

Una soluzione più plausibile potrebbe essere quella di emanare una legge che regolamenti l’età minima per possedere un dispositivo in grado di connettersi a internet. Ciò consentirebbe al cittadino di avere più tempo per svilupparsi, diventare più responsabile, allenare le proprie abilità nel distinguere la vita privata da quella pubblica dei social e imparare a dare il giusto valore alle informazioni personali diffuse in rete. A sostegno della mia tesi, gli stessi ideatori dei social e degli smartphone più conosciuti ed utilizzati a livello globale, tra i quali Steve Jobs (Apple) e Mark Zuckerberg (Facebook/Meta), vietano ai loro figli l’utilizzo delle loro stesse invenzioni fino al raggiungimento della maggiore età, proprio perché sono consapevoli dei danni psicologici e delle complicazioni che possono causare ad un adolescente non consapevole dei rischi a cui va incontro.

“Conclusione”

In sintesi, esistono vari modi per responsabilizzare la collettività all’utilizzo dei nuovi social network, e la cosa più importante da fare prima di condividere qualcosa online, è riflettere su cosa potrebbe pensare di noi chi non ci conosce vedendo tali informazioni.

~Alberto Capellini

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