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I promessi sposi

“I Promessi Sposi”, scritto da Manzoni, è il primo romanzo della letteratura italiana e, viste le tecniche stilistiche e la storicità con cui è scritto, è unico nel suo genere. I Promessi Sposi è un romanzo storico, perché è stato scritto da Manzoni nel 1827 ma tratta dei fatti reali del 1627, ovvero durante il dominio spagnolo in Italia. Tralasciando questo, il romanzo è famoso anche per le tecniche stilistiche utilizzate dall’autore. La prima tecnica stilistica usata da Manzoni è cinematografica. Manzoni apre il romanzo con una lunga descrizione del paesaggio partendo dalle “cime e le balze” del monte fino alle “stradicciole”, con il quale entra in scena il primo personaggio della storia. Come ha precisato lo scritto Umberto Eco, “potremmo leggere questa pagina guardando prima una carta geografica e poi una carta topografica”. L’autore mette in campo la sua ironia, rendendo il romanzo quasi comico, usando frasi interrogative, esclamazioni, con un ritmo accelerato, tipiche del teatro. Un esempio di questa tecnica è l’ultima sequenza del primo capitolo, ovvero il dialogo tra il curato Don Abbondio e Perpetua. Inoltre, nel romanzo Manzoni inserisce delle semplici frasi ironiche, come: “Pensino ora i miei venticinque lettori”, una delle frasi più celebri di Manzoni; le descrizioni dei personaggi sono rese ironiche anche con l’uso del diminutivo e accrescitivo, che caratterizzano la descrizione “espressiva” (“stradicciole”, “paesello”, “ragazzacci”, “figuracce”, ecc…). Il ritmo del romanzo è influenzato dalla punteggiatura, in particolare le virgole, e dalle figure retoriche: Manzoni usa frasi nominali per rendere a tratti la sintassi spezzata, oppure l’accelera usando un’enumerazione per asindeto, come troviamo all’inizio del secondo capitolo: “Bravi, don Rodrigo, Renzo, viottole, rupi, fughe, inseguimenti, grida, schioppettate”. Invece, l’autore usa le figure retoriche, metafora, similitudine, anafora, metonimia, climax, ossimoro, iperbole, anastrofe e reticenza, per sintetizzare il carattere di un personaggio (la similitudine “come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro” oppure la litote “Il nostro Abbondio non nobile, non ricco”), per descrivere un momento (l’anafora “E poi, e poi, e poi…” che esprime l’imbarazzo di don Abbondio) oppure caratterizzare il testo in sé: l’uso della metafora per trasferire il significato di una parola, per esempio “le leggi anzi diluviavano” per dire che le leggi erano numerose e aumentavano ogni giorno. Infine, una tecnica stilistica che caratterizza Manzoni è la sua onniscienza. L’autore interviene durante la storia, in modo da non lasciare dubbi ed evitare la suspense; l’autore è a conoscenza di tutto quello che accade, del passato, presente e futuro (nel primo capitolo, Manzoni scrive: “il lettore se n’è già avveduto); nel romanzo sono presenti anche digressioni storiche che l’autore inserisce per far capire al lettore in che epoca è ambientata la storia. Inoltre, l’autore onnisciente interviene durante il romanzo per scrivere il proprio parere, creando un rapporto diretto con il lettore. In questo saggio del romanzo “I Promessi Sposi” ho parlato della scrittura dal punto di vista sintattico, stilistico e lessicale, evidenziando come è ben lavorata e resa omogenea grazie alla tecnica dell’autore, rendendo quest’opera il primo romanzo ottocentesco della Letteratura italiana in questa forma.

~ Gioele Agostini

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