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Noi: i responsabili della Crisi Climatica

I paesi del 1° mondo, cioè l’Occidente, l’Australia e il Giappone, sono avanzatissimi e i più ricchi del Globo. Questo grazie alla potente macchina industriale che, ogni giorno, produce e guadagna. Ma questa macchina ingorda, produce a discapito di chi? Per rispondere, dobbiamo tornare all’età della Rivoluzione industriale, che segna l’inizio di questo processo. All’epoca, il mondo si divideva in Paesi industrializzati, ricchissimi, e colonie, sfruttate e in povertà. Casualmente, ad oggi i Paesi industrializzati sono rimasti gli stessi, e le ex-colonie sono ancora assoggettate al potere occidentale. L’industria che si trova nel nord del mondo, infatti, richiede costantemente energia e materie prime, in quantità eccezionali. E queste risorse non si trovano tutte nel Nord- America o nell’Estremo Oriente, tantomeno in Europa. Queste risorse si trovano sparse per tutto il globo, principalmente nei Paesi che sono, indiscutibilmente, più poveri. Eppure, nei Paesi più ricchi si utilizza la maggior parte delle risorse. Questi pochi Paesi utilizzano più del 50% di petrolio, alluminio, rame, piombo, acciaio e tanto altro ancora. Gli abitanti dei Paesi industrializzati consumano in media 9 volte più risorse degli abitanti di altri Paesi. Risorse che non arrivano magicamente nelle nostre case e fabbriche, ma attraverso le multinazionali, queste grandi imprese colonialiste che, in tutto il mondo, sfruttano i territori e la popolazione dei Paesi poveri per raccogliere risorse, con lo scopo principale di arricchirsi. E, per un maggior profitto, sono disposti a tagliare i costi sulla Sicurezza ambientale e sulla protezione delle popolazioni. Basta pensare a ciò che è successo in Nigeria negli anni ‘90: le multinazionali petrolifere hanno distrutto il territorio e imposto un regime dittatoriale che consentisse loro di esportare gas ed olio. Apparentemente, conviene di più pagare le armi a migliaia di soldati per mantenere un’intera Nazione sotto ostaggio, piuttosto che preoccuparsi di non devastare l’ambiente con conseguenze catastrofiche anche a casa propria. Queste multinazionali hanno causato proteste e guerre interne in tutto il mondo, con elevatissimi costi in soldi, ma anche in vite umane. E chissà se un giorno, quando le conseguenze della distruzione del pianeta si presenteranno anche alle nostre porte (come già sta succedendo), le grandi imprese come la Q8, o la Eni, non decideranno di proseguire con il loro progetto di arricchimento, portando ulteriore devastazione e calamità. E allora, chi si potrà permettere di scappare e unirsi ai flussi migratori, sarà tra i più fortunati…

~Filippo Alessi

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